L’annuncio della sua scomparsa è arrivato direttamente dalla sua carissima moglie: Bob Rafelson è morto nella sua dimora circondato dalla sua famiglia. Una morte che si augurano in molti, arrivata dopo un’esistenza degna di nota, intensa, e carica di successi indimenticabili. Eppure, questa notizia fa male comunque e proprio a tutti.
Si è fatto ammirare, stimare e, chissà, probabilmente anche invidiare, nei panni di brillante regista, produttore e sceneggiatore. Bob Rafelson è stato uno dei veri pionieri del mondo del cinema indipendente, anche per avere spesso condito di novità quel settore. Non ha mai avuto paura di uscire dagli schemi, lasciando, così, il segno.
Lutto nel cinema: addio a Bob Rafelson
Sogni perduti (1968), Cinque pezzi facili (1970), Il re dei giardini di Marvin (1972), tre dei film più iconici per la sua lunghissima carriera artistica, dove ha per l’appunto dimostrato di essere uno dei più grandi outsider della scena hollywoodiana del tempo. Sono sei in totale le pellicole con Jack Nicholson: le tre sopracitate, Il postino suona sempre due volte (1981), La gatta e la volpe (1992) e per finire, l’ultimo di questi, Sangue e vino (1996).
Bob Rafelson era nato a New York il 21 febbraio del 1933 ed è venuto a mancare il 23 luglio del 2022, all’età di 89 anni nella dimora che condivideva con la seconda moglie, sposata nel 1999, ad Aspen (Colorado). Un altro grande successo nel suo percorso con la cinepresa è stato L’ultimo spettacolo (1971) di Peter Bogdanovich di cui è stato produttore. L’inizio della sua fama però risale al 1966, grazie alla nota serie televisiva The Monkees.
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