“Rischi gravi a cuore e cervello”. Simona Ventura, la malattia del compagno Giovanni Terzi

Ne aveva parlato di recente anche lo scorso agosto, attraverso un video proposto sul suo profilo Instagram. L’intento di Giovanni Terzi era quello di spingere la gente a vaccinarsi e, per spiegarsi al meglio, aveva preso in causa la malattia che lo affligge da un anno e mezzo, la dermatomiosite amiopatica. Un problema al quale non c’è un rimedio definitivo. Tutto è iniziato durante una passeggiata in montagna, quando si è sentito mancare il fiato. Poi le analisi e il verdetto.

Per ora Giovanni Terzi può solo contare su terapie in grado di inibire e tenere a bada questo male, che in questi ultimi tempi ha messo fuori uso i suoi polmoni al 40%. Sono poche le cose che può permettersi ormai, lo ha detto lui stesso in un’intervista al settimanale DiPiù. Il suo è un nuovo e complicato capitolo di vita, cominciato nell’inverno del 2020 e che pare non vedrà mai una fine. Il Covid lo ha messo in pericolo già una volta, una seconda potrebbe essergli fatale.

Fortunatamente può contare sul sostegno di tanti, in particolare della compagna Simona Ventura che è sempre al suo fianco con orgoglio e solidarietà. Per un amante dello sport quale è sempre stato, l’idea di dover rinunciare totalmente all’attività fisica è un grande cruccio per Giovanni Terzi. Ma non c’è altra via. Lo scrittore ha dovuto dire addio al nuoto e alle camminate montanare che tanto amava. La sua salute è troppo precaria a causa di questa malattia autoimmune. L’ha ereditata dalla mamma, come ha raccontato nell’intervista, che purtroppo è venuta a mancare per questo motivo.

“La malattia mi limita molto: la mia capacità di respirare è quasi dimezzata rispetto a prima. Ho sempre troppo poco ossigeno nel sangue e questo mi espone costantemente al rischio di ischemie e di altre gravi conseguenze su cuore e cervello. Basta pochissimo perché la saturazione scenda sotto il valore limite di 90, da ricovero urgente”, ha spiegato alla rivista. Ora sta seguendo una cura sperimentale a base di cortisone e anticorpi monoclonali al San Matteo di Pavia. La speranza è che la terapia riesca a rallentare l’evoluzione della malattia, altrimenti servirà un trapianto di polmoni.

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